COSA SONO I DSA?
Si tratta di disturbi del neurosviluppo e riguardano i disturbi delle abilità scolastiche. Non è un unico disturbo ma comprende la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.
Dislessia: ridotta correttezza e rapidità della lettura ad alta voce di lettere, parole e non parole.
Disgrafia: disturbo della scrittura che riguarda gli aspetti grafici che perdono di qualità. Investe le abilità motorie della produzione grafica.
Disortografia: disturbo che investe il codice della lingua, ovvero gli aspetti grammaticali e ortografici.
Discalculia: disturbo che coinvolge le abilità matematiche, aritmetiche.
DSA: cosa fare?
Il primo passo è accettare il confronto con la scuola
Il DSA è ormai una realtà riconosciuta a livello scolastico. A scuola inoltrata, più o meno intorno al secondo anno della primaria, il tuo bambino ancora non legge fluentemente e commette molti errori. Non comprende bene ciò che legge e la produzione è deficitaria. Probabilmente hai notato che il lessico è povero e a livello emotivo non è sereno. Andare a scuola è diventata un’esperienza che vorrebbe evitare, è arrabbiato oppure è molto introverso, sembra distratto e svogliato oppure si sente insicuro e demotivato. Il suo livello di apprendimento è inferiore rispetto a quanto previsto in media alla sua età ed infine, a conferma di ogni sospetto, arriva la segnalazione da parte delle maestre. La prima cosa da fare è accogliere il confronto con le insegnanti. Per molti genitori non è una cosa semplice, a volte le maestre descrivono un bambino quasi sconosciuto ai genitori: il rendimento scolastico è al minimo; eppure, a casa studia tutto il giorno, è irrequieto e fonte di distrazione per gli altri; eppure, è sempre stato un bambino disciplinato. Anche se sembra strano, questi sono tutti modi per esprimere un disagio, inoltre studiare a casa è sempre diverso dall’imparare in classe; modi, tempi e la presenza degli altri influenzano l’apprendimento e il comportamento.
Il secondo passo è fare diagnosi
Una volta riconosciuto che c’è un problema è bene andare a fondo e scoprire di che si tratta. In altre parole, dobbiamo fare diagnosi. I disturbi di apprendimento sono diversi, possono coesistere tra di loro caratterizzando un disturbo misto, ed inoltre esistono vari livelli di gravità. È importante individuare ogni aspetto del disturbo perché ogni bambino riceva il suo intervento. Per i genitori è il momento di rivolgersi ad un professionista esperto in psicovalutazione, il quale con l’aiuto di test specifici valuterà le abilità del bambino. Lo psicologo rilascerà una relazione con il codice diagnostico che può essere consegnata a scuola ed utilizzata per creare un Piano Didattico Personalizzato. Ricorda che nel Lazio l’unica diagnosi riconosciuta è quella rilasciata da una Asl, la quale, a sua discrezione, potrebbe convalidare anche una diagnosi redatta da un professionista privato. Vale la pena informarsi presso la propria Asl per valutare dove conviene intraprendere il percorso.
Il terzo passo è creare un Pdp
Come anticipato prima, la diagnosi giunge a scuola e viene stilato il PDP. Quest’acronimo che sta per Piano Didattico Personalizzato, è un documento ufficiale che racchiude i diritti del DSA, tutti i provvedimenti che si devono prendere per garantire al bambino un apprendimento sereno ed efficacie. Si può quindi stabilire materiale diversificato, materiale ridotto da portare all’interrogazione, maggiori tempi per svolgere un compito in classe, evitare dettati, prediligere la scrittura in stampatello, introdurre strumenti multimediali per facilitare l’apprendimento, utilizzo di materiale compensativo ecc. Tali provvedimenti vengono decisi durante un incontro di confronto genitori–insegnanti con l’obiettivo di agevolare il bambino in ambito scolastico e metterlo in condizione di imparare e rimanere al passo con gli altri.
Il quarto passo è trovare altri modi per imparare
Lo sapevi che DSA non significa impossibilità di apprendere? Molti personaggi importanti sono Dsa: attori, inventori, matematici. Ciò vuol dire che avere una diagnosi non significa essere spacciati, rinunciare ai propri sogni e non avere possibilità nel futuro. Ma vuol dire che bisogna trovare altri modi. Non è raro infatti che chi ha difficoltà nella lettura abbia invece una propensione per le immagini ad esempio, oppure abbia grandi capacità manuali o chi ha difficoltà con la scrittura può essere veloce con gli strumenti informatici. Quello che non si riesce ad imparare leggendo lo si può imparare sperimentando, mettendo in pratica quanto più possibile, cercando esempi pratici, guardando filmati. Si tratta quindi di individuare il proprio canale preferito e potenziare le abilità prediligendo quel canale. È un processo di consapevolezza e anche di scoperta per il bambino che deve andare per prove ed errori per individuare le sue modalità di apprendimento. È un processo creativo che coinvolge anche la sfera emotiva, un processo di trasformazione per diventare un bambino capace e sicuro di sé.
Chi sono le figure professionali intorno al DSA? Abbiamo già parlato della scuola e accennato al coinvolgimento della Asl per avere una certificazione. Queste figure però non bastano per trattare i vari aspetti del problema. Tenendo sempre presente la multidimenzionalità della persona è bene rivolgersi ad uno psicologo che si occupi della sfera emotiva del bambino alle prese con un disagio importante che mina l’interazione con i compagni di classe e pone dinanzi una serie di problemi nella gestione di cose che noi reputiamo semplici: ascoltare qualcuno che parla e seguire il filo del discorso, leggere l’orario o un’indicazione stradale, avere senso dell’orientamento e ritrovare la strada di casa, confrontarsi con i compagni che osservano modalità differenti riservate per il DSA, cercare di rimanere concentrati quando sono richieste più azioni in contemporanea, ecc. Come si può intuire, un Disturbo Specifico dell’Apprendimento non ha conseguenze solo sul rendimento scolastico, ma coinvolge tutti gli aspetti della vita. Un buon sostegno psicologico può aiutare a metabolizzare l’impatto emotivo che hanno tutte questi ostacoli nella vita del bambino. In questo percorso sono invitati anche i genitori che si approcciano a nuove terminologie, nuove procedure e a un nuovo modo di osservare il proprio figlio. Alcuni hanno difficoltà ad accettare la diagnosi, la consapevolezza dei genitori aiuta il bambino ad affrontare il suo disturbo, può essere utile un buon percorso di Parent Training.
Per concludere questo breve viaggio all’interno del Disturbo Specifico dell’Apprendimento, accenno alla figura del Tutor come figura professionale che comparare nella presa in carico. Si tratta di un professionista, spesso psicologo, che si è formato specificatamente nei disturbi specifici di apprendimento. Il suo compito è quello di guidare il bambino alla scoperta di quei canali preferenziali di cui abbiamo parlato sopra. Funge anche da ponte tra bambino, famiglia e scuola agevolando la comunicazione tra le parti. Si avvale di tecniche specifiche che cerca di trasmettere al bambino, mantenendo sempre un occhio attento alle sue caratteristiche specifiche, dando valore alle sue preferenze. Non tutti i metodi sono graditi infatti, scoprire metodi piacevoli rende l’apprendimento un’esperienza semplice e serena. L’obiettivo è l’autonomia e la promozione del senso di autoefficacia del bambino che affronterà la scuola con maggiore motivazione e determinazione.
LEGGI I MIEI ARTICOLI
Tutor per DSA: sei punti per identificarlo
Da molti anni ormai mi occupo di ragazzi con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, svolgendo attività di tutoraggio a domicilio. Ma chi è e che attività svolge un Tutor per i Disturbi di Apprendimento? E quando è il momento di chiamarlo?
Mattia
Mattia è un esile bambino di 8 anni, con gli occhi grandi e luminosi. La prima volta che lo incontro, a casa sua, mi accoglie con una macchinina in mano, la sua preferita, mi racconta, con fare imbarazzato. Vengo chiamata dai genitori…