“Dottoressa, io ho l’ansia!” mi dice lei con gli occhi sgranati portandosi una mano alla gola.
“Che cosa significa per te la parola ansia?” le chiedo.
Ecco le prime parole che Sara mi dice mentre, al nostro primo incontro, si prepara per la seduta levandosi il cappotto. Trema e si guarda intorno come un gatto impaurito. Eppure, il mio studio è risaldato, anche troppo.
“Sei a tuo agio?” le chiedo con un sorriso celato ahimè dalla mascherina.
“Sì, mi sento tranquilla.” risponde questa ragazza di 18 anni, dalla corporatura esile e magra.
“Bene, allora puoi ricominciare a respirare se vuoi.”
Il lavoro con Sara è stato tra i più commoventi e anche divertenti per me, fin ora. Iniziamo con qualche incontro di conoscenza, in cui mi racconta la sua vita, le due regole, i suoi progetti per il futuro, le sue aspettative. Dietro ogni parola, due respiri mancati, e mille paure nascoste. La paura di fallire, di non riuscire a svolgere bene tutto quello che si prefiggeva la tormentava talmente tanto che la fatica emaciava il suo corpo, scarico e stanco. Una vita dedita al dovere, un paio di trofei e mille occasioni di provare piacere e soddisfazione mancate.
L’approccio corporeo è stato per Sara una rivelazione. Io le chiedevo “Come stanno le tue gambe oggi?” e lei mi rispondeva “Non lo so proprio, ora che ci rifletto, le sento solo se le tocco.”
Quando iniziò a conoscere se stessa attraverso il Grounding, la sorpresa nel sentire la pianta dei piedi formicolare è stato per me un momento di infinita dolcezza. È stato come osservare l’energia ricominciare a fluire nel viso, negli occhi di una giovane donna che a soli 18 anni aveva già rinunciato a vivere, a vivere nel momento presente. Ricordo ancora lo stupore rendere vispi i suoi occhi, quando per la prima volta sentì una scarica bioenergetica scuoterle le gambe.
Il percorso di Sara è stata una scoperta sotto ogni aspetto; è significato smantellare ogni singola convinzione su sé stessa, stantia o semplicemente falsa; ricollocare le cose al loro posto reale: passato, presente e futuro; e ricominciare a respirare fluidamente come fosse ai primi giorni della sua vita.
A distanza di qualche tempo Sara ha ripreso appuntamento, ma solo per condividere con me i suoi piccoli traguardi: “Riesco a stare nelle cose che faccio, cerco di allontanare pensieri che non esistono. Certo, ogni tanto l’agitazione mi prende, ma riesco sempre a usarla solo per fare bene…ok ok, per fare sempre un po’ meglio, ma non per diventare una maga -riferendosi alla tendenza a prevedere il futuro-. A volte sento anche il pavimento sparire sotto i miei piedi, la mia testa vola via, ma faccio come a sedermi sullo sgabello -riferendosi al Grounding- e mi riacchiappo subito!”
Il suo colorito è roseo, il tratto oculare è rilassato, lei sorride e tra una parola e l’altra, prende tempo…respira.
Brava Sara, il futuro è nelle tue mani, a patto però che tu riesca a sentirle!