Ogni tanto succede, ma quando il paziente disdice… paga! Vediamo perché!
Ogni tanto mi capita di dover gestire giornate che partono ben programmate e finiscono in un caos.
Succede, per esempio, quando i pazienti disdicono gli appuntamenti il giorno prima (anche la notte prima!) oppure peggio, il giorno stesso dell’appuntamento.
Sul mio consenso informato si legge che le sedute che non vengono disdette con un preavviso di 48 ore devono essere saldate al 50%. Alcuni professionisti anche il 100%.
Alcuni storceranno il naso: ma come! Non ho fatto la mia seduta eppure dovrò pagare?!
Ebbene si, mio caro paziente. Succederebbe anche a me se prenotassi una prestazione tramite SSN e non presentassi per tempo la disdetta. A casa, mi arriverebbe il bollettino per il pagamento. Alcune persone accettano di buon grado questa regola lì per lì, ma poi quando succede, addirittura abbandonano il percorso!
Io sono una libera professionista. Tutto il mio lavoro è regolato (maniacalmente oramai e con grande soddisfazione) da una agenda molto rigida.
Un’ora di terapia che prenoti, è tua e non può essere di nessun altro. Io poi, mi preparo, studio, rifletto e a volte programmo il lavoro che farò in quel tempo. Forse credi che quando vai via il mio lavoro con te è finito…e invece no. Io elaboro per dare senso e coerenza al tuo percorso.
Quando disdici senza preavviso oppure non ti concedi (chiedendo) la possibilità di recuperare subito l’ora perduta, è una mancanza nei miei confronti come persona che sta lavorando e nei confronti del tuo percorso già di natura complesso.
Poi, non c’è bisogno di dirlo: io sono una madre, ho una casa e una famiglia. A volte sapere di non lavorare un’ora mi permetterebbe di badare ad altre cose a cui magari mi dedico…con affanno.
Infine, personalmente cerco sempre di essere comprensiva, di valutare cosa ha portato il paziente a disdire; diversamente dal sistema pubblico, vengo incontro e spesso abbono questa condotta (se ti sei sentito male, non c’è molto da fare, se non rimanere a riposo!).
Inoltre, è capitato anche a me (forse un paio di volte) di dover disdire, spostare appuntamenti per cause veramente gravi. Da paziente poi, mi è capitato (forse solo una volta) di dimenticare una scadenza, una data o un orario. Siamo umani, sbagliamo e viviamo in un contesto pieno di variabili imprevedibili, ma non c’è dubbio: il rispetto è un valore a cui tutti teniamo.
Questo è il mio punto di vista, ma cosa accade al paziente?
Dietro la disdetta di un appuntamento c’è un mondo di significati. Ne proverò a dirne alcuni:
– Resistenze inconsce. Di solito io rivivo l’ultima seduta e cerco di capire cosa abbiamo toccato che ha fatto innalzare le difese;
– Mancanza di responsabilità. Forse si crede che debba essere io a “curare” il disagio psicologico e che il paziente sia un recettore passivo? Se credi questo, ti dico che non funziona esattamente così: io sono una compagna di viaggio, metto a disposizione punti di vista e strumenti, ma non posso sostituirmi a te e cambiare la tua vita. La responsabilità del cambiamento (e del non cambiamento) è sempre nelle tue mani. E da qui un altro punto…
– Questione di priorità e paura del cambiamento. Lo sport prima di tutto. La scuola prima di tutto. L’estetista prima di tutto. La salute mentale anche (perché stiamo oggettivamente male!), ma capita spesso di disdire la seduta dallo psicologo ma mai di rinunciare all’allenamento in palestra. Strano vero? Quando si deve inserire l’ora di terapia nell’agenda settimanale, si devono rispettare tutti gli impegni (in modo assoluto!), la nostra ora insieme diventa quasi invisibile. Forse sotto sotto c’è una piccola tendenza a non voler cambiare le cose…anche se ci fanno stare male.
– Mancanza di investimento: a volte il supporto psicologico è erogato da un bonus o è un benefit aziendale, non è quindi il paziente che paga le sedute. Ciò comporta una mancanza di investimento, nel vero senso del termine. (Ora prova ad immaginare quanto disagio a livello economico provoca a me un percorso che si dovrebbe concludere in due mesi, invece dura sei mesi perché non si rispetta la cadenza delle sedute!)
– Stanchezza. Ci può stare! E su questo invito a parlarne sempre con lo psicologo… perché siamo disponibili ad accogliere ogni singola esigenza del paziente, nei limiti del possibile, di modo che ci siano meno ostacoli possibili al percorso. Mi capita di lavorare fino alle 21.00, proprio per essere flessibile, pensando alla comodità per paziente, ignorando però la mia.
A volte pagare la seduta che non ha avuto luogo è utile per mettere attenzione su certi aspetti, creare una finestra di dialogo sulle dinamiche interne ed anche insite nella relazione terapeutica (anche io devo gestire i miei sentimenti). Aiuta il paziente a dare peso al lavoro che sta svolgendo… perché, come sempre dico, il lavoro duro lo fai e spetta sempre a te 🖤🔥. A me è toccato a mia volta, nella mia terapia personale, e tutt’ora mi osservo e mi pongo quesiti su quanto le terapie con i miei pazienti mi cambino… quindi il lavoro su di me non finisce mai.
Quando prendo “in carico” una persona con il suo vissuto, io comincio a cambiare il mio assetto per adattarmi meglio a ciò che ascolterò. Studio, faccio ricerca, mi formo per offrire il meglio delle competenze attualmente disponibili. Investo tempo, emozioni, ore di sonno tranquillo (in certi casi) e una buona parte dei miei guadagni. In parole brevi: mi assumo una responsabilità.
E tu?
P.S.: Non c’è bisogno, ma lo dico ugualmente. Le sedute presso lo studio di Pomezia e Ciampino che non vengono disdette con un preavviso di 48 ore, vengono pagate al 50% (25 euro in più sulla prossima fattura). 😉
P.P.S.: Le sedute che vengono erogate da bonus o benefit aziendale, vengono segnate sui registri sedute con regolarità settimanale, in qualsiasi caso.